La Legge di Stabilità prevede tagli pesanti alla sanità? Questione di punti di vista, come al solito. Secondo Sergio Chiamparino, Presidente della Regione Piemonte e della Conferenza della Regioni e delle Province Autonome, sì: «La manovra è insostenibile per le Regioni a meno di non incidere sulla spesa sanitaria, che rappresenta l’80% della spesa regionale», ha dichiarato lo scorso 16 ottobre. Secondo il Presidente del Consiglio, che gli ha risposto piccato a mezzo social network poco dopo, no: «Comincino a tagliare i loro sprechi invece di aumentare le tasse», ha chiosato, aggiungendo bellicoso che è «inaccettabile che i tagli riguardino i servizi sanitari». In realtà, a quanto pare, una clausola “taglia sanità”,così l’ha definita Beppe Grillo sul suo blog, ci sarebbe già: all’articolo 35 comma 1 della Legge di Stabilità si dice infatti che se le regioni a statuto ordinario non riusciranno a tagliare i 4 miliardi di spending review pattuiti, allora interverrà il Governo, «considerando anche le risorse destinate al finanziamento corrente del Servizio sanitario nazionale». La dove fa più male, in altre parole.
Al di là della polemica politica, tuttavia, la domanda è un’altra: la sanità italiana è una macchina efficiente, addirittura la terza al mondocome afferma Bloomberg? Esistono margini per tagliare le spese senza diminuire gli standard qualitativi attuali, buoni o meno che siano? Soprattutto, quali sono le regioni più virtuose nella gestione della spesa sanitaria e quali lo sono meno? Domande complesse, queste, cui dare risposte non è semplice. Perlomeno, se non ci si vuole limitare al tema sui costi standard e sulle siringhe che in Sicilia costano 10 centesimi in più che in Veneto. Tema tanto importante,quanto controverso, in merito al quale, peraltro, Renzi ha annunciato novità. Non il solo, tuttavia.
Spesa sanitaria: +33% in dieci anni
Partiamo dalla base della piramide: nel 2013, la spesa pubblica per la sanità ammontava a 109,3 miliardi. Una cifra, per la cronaca, pari al 13,7% della spesa pubblica complessiva. Le previsioni per il 2014 parlano di una crescita di circa 2 miliardi che la porterà a 111,5 miliardi di euro, il 2% circa in più. Tanto, ma nemmeno troppo. L’ufficio studi di Confartigianato ha calcolato che stando ai dati dell’Istat, la spesa sanitaria tra il 2003 e il 2013 la spesa sanitaria è cresciuta del 32,7%. Un ritmo doppio rispetto all’aumento del Pil nel medesimo periodo, pari al 16,3%.
![costi sanità italiana in percentuale al pil](http://www.linkiesta.it/sites/default/files/schermata_2014-11-01_alle_01.10.23.png)
Chi più ha, più spende
D’accordo, le siringhe siciliane costano tanto. I dati, tuttavia, raccontano che tra il 2003 e il 2012 le regioni che hanno aumentato maggiormente la loro spesa sanitaria sono quelle del nord. A guidare la classifica due territori a statuto speciale: il Friuli-Venezia Giulia, con una crescita della spesa sanitaria pari al 49,6% e la Provincia Autonoma di Trento, che in dieci anni ha visto aumentare i costi del 47,8%. Nelle prime posizioni ci sono anche la Lombardia (+46,9%), l’Emilia-Romagna (+44,7%) e la Toscana (+42,6%). Queste ultime, sono anche le regioni che, secondo il Ministero, hanno la sanità migliore d’Italia, insieme al Veneto.