E vero in Italia abbiamo Di Maio ,La Taverna , DiBattista , Morra e fico.....posso ancora sperare (y) in un Italia ..
Poi ci sono
tipo .....poi faro' l 'elenco ;)
ALIVE , NU CÈ PENZ PROPRIO CHE TI DICA HAI RAGIONE, EPPURE ERI PARTITO COSI BENE IL FORUM , DICO IO : '"XKE' DOVEVI MOMINARLO IL BABBEO ...STA FA' PIU DANNI LUI IN UN ANNO CHE ALTRI CI HANNO LAVORATO 20 ANNI PER ROVINARE L ' ITALIA", SÌ LO SO E DELLE TUE PARTI E LO ELOGI DA PATRIOTISMO , MA NU CÈ FA' GUAIA' A JURNAT PURE A NOI ....
Ladri ladri ladri la ripresa e solo per voi imprenditori ....
(fiorentini ) ....E LODARE ALFANO HAI PECCATO..... dopo questo nn c'è piu nulla da commentareChissà se il Cardarelli di Napoli è davvero più pulito del Sant’Orsola di Bologna. Le camere dei pazienti, i bagni e i corridoi dovrebbero essere impeccabili. I costi per la pulizia dell’ospedale napoletano sono più del doppio rispetto a quelli emiliani e rappresentano il record a livello nazionale: 17.583 mila euro per posto letto contro i 6.518 del Sant’Orsola. La media è di 7.957 euro. Magari al De Lellis di Catanzaro salvano i malati per telefono, visto che la spesa per le utenze telefoniche è il triplo di altri ospedali italiani (2.782 euro contro 910 a posto letto). E com’è possibile che tra il Careggi di Firenze e il Niguarda di Milano - a parità di dimensioni - ci sia una differenza di dieci volte per l’elettricità (6.737 euro contro 604 a posto letto)?
Dall’elaborazione degli ultimi dati disponibili del ministero della Salute pubblicati online sull’attività economico-sanitaria (2011) emerge una fotografia su possibili sprechi e inefficienze. Di quanti soldi ha bisogno ogni anno un ospedale per sopravvivere? Basta dividere i costi messi a bilancio con i posti letto per avere risultati sorprendenti. Le cure mediche offerte ai malati sono le stesse, ma la spesa è enormemente differente tra un ospedale e l’altro. All’Umberto I di Roma sono necessari più di 500 mila euro per ogni letto utilizzato, mentre al San Matteo di Pavia ne bastano 380 mila. Per la spesa di medici e infermieri (tra dipendenti, universitari e precari) il Policlinico Giaccone di Palermo sopporta un costo di 182 mila euro per ciascun letto contro i 130 mila dell’ospedale universitario di Parma.
In gioco ci sono soldi pubblici. La spesa degli ospedali vale più di 50 miliardi l’anno (sui 112 complessivi). E sapere come vengono usati è fondamentale. Per il governo Renzi a caccia di 20 miliardi per la manovra 2015 i tagli alla Sanità sono l’obiettivo numero 1. Ma i governatori sono insorti dichiarando che si mette a rischio la tenuta del servizio sanitario nazionale e quindi la salute dei cittadini. Bloomberg sembra dargli ragione: per il network mondiale d’informazione finanziaria, l’Italia è il terzo sistema sanitario più efficiente al mondo (preceduta solo da Singapore e Hong Kong). Chi ha ragione? È possibile ridurre i costi senza intaccare la qualità delle cure?
Tutti i numeri sono da prendere con le molle. L’obiettivo non è stilare classifiche (sempre opinabili) tra spendaccioni e virtuosi. Le enormi disparità di spesa fanno capire, però, che troppo spesso ci sono costi non collegati strettamente alla cura dei malati. Qui dentro si nasconde un tesoretto. I risparmi possibili. E le cifre in ballo sono da capogiro. La differenza tra ospedali obbliga a una riflessione. Se fosse possibile all’Umberto I spendere per posto letto quanto il San Matteo di Pavia (entrambi storici policlinici universitari) l’ospedale romano ridurrebbe le uscite di 137 milioni di euro l’anno (un quarto del bilancio).
I dati sono stati analizzati con l’aiuto del Centro studi sanità pubblica dell’Università Bicocca di Milano, insieme al fondatore Giancarlo Cesana e al ricercatore Achille Lanzarini. Numeri, tabelle, statistiche. È un mare magnum.Anche i più consolidati luoghi comuni sull’efficienza del Nord vengono messi in dubbio. L’ospedale universitario di Udine (dov’è in corso un piano di tagli contro un buco da 10 milioni) costa 170 mila euro in più a posto letto rispetto al suo omologo di Messina. Nella stessa Sardegna il Brotzu di Cagliari spende per tecnici, amministrativi e, in generale, personale non sanitario il triplo a posto letto rispetto all’ospedale universitario di Sassari (34 mila euro contro 11 mila). Per medici e infermieri al San Giovanni/Addolorata di Roma la spesa per posto letto è di 172 mila euro contro i 140 mila di Padova, ma lo stipendio del personale pubblico è uguale in tutt’Italia. La differenza è spiegabile, dunque, solo con un diverso numero di lavoratori in corsia: ma ne ha troppi il San Giovanni/Addolorata o troppo pochi Padova? Un interrogativo simile nasce se si butta un occhio ai giorni di ricovero: nella Chirurgia generale del San Giovanni/Addolorata la degenza media è 11 giorni contro i 7 di Padova. Un caso?
Una cosa è certa: i costi della sanità sono un caos. E per cambiare, forse, non servono tagli lineari che penalizzano tutti allo stesso modo, ma manager capaci di individuare le spese improduttive e di riorganizzare l’attività. Premiando i medici e gli infermieri più bravi. E senza investimenti è dura. I costi bassi dell’energia di Niguarda? Sono iniziati con un investimento lungimirante di 22 milioni per un cogeneratore.
La Legge di Stabilità prevede tagli pesanti alla sanità? Questione di punti di vista, come al solito. Secondo Sergio Chiamparino, Presidente della Regione Piemonte e della Conferenza della Regioni e delle Province Autonome, sì: «La manovra è insostenibile per le Regioni a meno di non incidere sulla spesa sanitaria, che rappresenta l’80% della spesa regionale», ha dichiarato lo scorso 16 ottobre. Secondo il Presidente del Consiglio, che gli ha risposto piccato a mezzo social network poco dopo, no: «Comincino a tagliare i loro sprechi invece di aumentare le tasse», ha chiosato, aggiungendo bellicoso che è «inaccettabile che i tagli riguardino i servizi sanitari». In realtà, a quanto pare, una clausola “taglia sanità”,così l’ha definita Beppe Grillo sul suo blog, ci sarebbe già: all’articolo 35 comma 1 della Legge di Stabilità si dice infatti che se le regioni a statuto ordinario non riusciranno a tagliare i 4 miliardi di spending review pattuiti, allora interverrà il Governo, «considerando anche le risorse destinate al finanziamento corrente del Servizio sanitario nazionale». La dove fa più male, in altre parole.
Al di là della polemica politica, tuttavia, la domanda è un’altra: la sanità italiana è una macchina efficiente, addirittura la terza al mondocome afferma Bloomberg? Esistono margini per tagliare le spese senza diminuire gli standard qualitativi attuali, buoni o meno che siano? Soprattutto, quali sono le regioni più virtuose nella gestione della spesa sanitaria e quali lo sono meno? Domande complesse, queste, cui dare risposte non è semplice. Perlomeno, se non ci si vuole limitare al tema sui costi standard e sulle siringhe che in Sicilia costano 10 centesimi in più che in Veneto. Tema tanto importante,quanto controverso, in merito al quale, peraltro, Renzi ha annunciato novità. Non il solo, tuttavia.
Spesa sanitaria: +33% in dieci anni
Partiamo dalla base della piramide: nel 2013, la spesa pubblica per la sanità ammontava a 109,3 miliardi. Una cifra, per la cronaca, pari al 13,7% della spesa pubblica complessiva. Le previsioni per il 2014 parlano di una crescita di circa 2 miliardi che la porterà a 111,5 miliardi di euro, il 2% circa in più. Tanto, ma nemmeno troppo. L’ufficio studi di Confartigianato ha calcolato che stando ai dati dell’Istat, la spesa sanitaria tra il 2003 e il 2013 la spesa sanitaria è cresciuta del 32,7%. Un ritmo doppio rispetto all’aumento del Pil nel medesimo periodo, pari al 16,3%.
D’accordo, le siringhe siciliane costano tanto. I dati, tuttavia, raccontano che tra il 2003 e il 2012 le regioni che hanno aumentato maggiormente la loro spesa sanitaria sono quelle del nord. A guidare la classifica due territori a statuto speciale: il Friuli-Venezia Giulia, con una crescita della spesa sanitaria pari al 49,6% e la Provincia Autonoma di Trento, che in dieci anni ha visto aumentare i costi del 47,8%. Nelle prime posizioni ci sono anche la Lombardia (+46,9%), l’Emilia-Romagna (+44,7%) e la Toscana (+42,6%). Queste ultime, sono anche le regioni che, secondo il Ministero, hanno la sanità migliore d’Italia, insieme al Veneto.
SIGNOR ALIVE, E DOVERE DELLO STATO, CIOE DI RENZI E I SUOI AMICi DI MERENDA CONTROLLARE
I BILANCI E ' DI CHI RUBA,
NON CERTO METTENDO TASSE PER SALVARSÌ IL CULO A DISCAPITO DELLA POVERA GENTE , CHE TAGLIASSE LE SPESE INUTILE ALLA CAMERA , TANTO IL SUO INGLESE FA SCHIFO LO STESSO .
VERGOGNA , VERGOGNA .
DOV 'E' ORA IL GRANDE BENIGNI CHE TANTO SI BATTEVA PER UN ITALIA DI CORROTTI , A FARE LA DIVINA COMMEDIA ALLA CAMERA ALLA CORTE DI RE GIORGIO E IL GIULLARE RENZI CHE NEMMENO ABBIAMO VOTATO. IN ITALIA SÌ VOTA PER IL GRANDE FRATELLO , PER L' ISOLA DEI FAMOSI , PER AMICI E NON PER CHI CI DOVREBBE GOVERNARE.
VERGOGNA
spese alla camera dei deputati
Saluti DA UN' INDIGNATA .....sempre DA POLIGNANO A MARE
Credi che oltre un certo limite di degrado non possa andare ed invece si spinge sempre più avanti.
E in questo mondo al contrario ancora una volta l’Ncd guidato da Alfano e dai suoi sodali propone altra norma bavaglio contro le intercettazioni.
NEMMENO CON IL GOVERNO BERLUSCONI CI SONO RIUSCITI , MENTRE RENZI E RIUSCITO A PROTEGGERE I CORROTTI
LADRI LADRI LADRI FANNO SCHIFO